Il Giallista

Interviste, recensioni e news dal mondo del giallo... e non solo. A cura di Marco Tiano



martedì 14 febbraio 2012

Intervista a Salvatore Paci

Cari amici,
oggi è ospite del nostro blog, Salvatore Paci. Autore di romanzi gialli e thriller.
Benvenuto, Salvatore!

Cosa significa per lei scrivere?
Sin da quando ero soltanto un ragazzino ho cominciato a coltivare l’arte del trasferire a chi mi sta vicino la fucina di emozioni che affollano costantemente il mio cervello; troppo numerose e troppo intense per tenerle soffocate dentro un corpo solo. Per me scrivere vuol dire comunicare, trasferire, penetrare nella mente di chi ti legge. Sì, perché le parole usate in un romanzo posseggono una forza incredibile che spesso riesce a bucare lo scudo che ogni essere umano usa per proteggersi dal mondo.

Come è nata la sua passione per il giallo?
Ricordo le mie prime letture: Jules Verne e Arthur Conan Doyle. Il primo mi piaceva perché riusciva a trasportarmi in ogni parte del mondo. Il secondo perché riusciva a farmi immaginare quel grande detective che è stato Sherlock Holmes. Il tutto nel contesto misterioso e grigio dell’affascinante Londra. Credo che la mia passione per il giallo e per l’avventura sia nata proprio a quei tempi. Passione messa in un cassetto e rispolverata solo qualche anno fa.

Quali sono i suoi autori preferiti? Quelli che lo hanno ispirato?
Leggo prevalentemente thriller e romanzi storici, non disdegnando di tanto in tanto anche altri tipi di letture. Nutro un’ammirazione per il primo Maxime Chattam, per il primo Steve Berry, per il Ruiz Zafón della trilogia e per il fantastico Valerio Massimo Manfredi. Nel mio stile di scrittura non credo di essermi ispirato a qualcuno in particolare. Ciò che so di aver fatto e che sto continuando a fare è studiare in che modo i grandi riescono ad emozionarci.

Come nascono le trame dei suoi romanzi?
Cerco di individuare quello che potrebbe essere il pensiero trainante di un romanzo e, successivamente, ci costruisco una storia intorno. Poi creo i personaggi: il protagonista e l’antagonista. Costruisco il loro passato, le loro peculiarità, le loro passioni. Cerco di renderli verosimili, attuali, umani. Infine, inserisco il fattore tempo, determinante per tenere l’attenzione del lettore sempre viva.

A quali dei suoi libri è particolarmente legato, e perché?
Il Codice Moncada (Edizioni Lussografica). Lì, penso di aver dato il massimo di me stesso. Sarebbe riduttivo definirlo un thriller perché i personaggi che vivono all’interno del romanzo sono magici, eterni. Il finale è una lezione di vita che fa sì che il libro non finisca dopo aver letto l’ultima pagina. La storia è destinata a vivere ancora dentro la mente del lettore.

Può darci qualche anticipazione sul suo prossimo lavoro letterario?
Fino a un paio di settimane fa mi stavo organizzando per presentare alla Fiera del Libro di Torino il thriller psicologico “Il Castello della follia” (Melino Nerella Edizioni). Poi, una serie di fortunate coincidenze mi ha spinto ad uscire dal cassetto l’inedito che mi ero riservato per la grande distribuzione nazionale. Si tratta di una storia d’amore con sfaccettature di giallo. Lo firmerò con un uno pseudonimo ma sempre per lo stesso editore. Non posso aggiungere altro.

Grazie per la disponibilità!

1 commento:

  1. Bella intervista!
    Mi muoverò per ordinare un suo giallo; sembra molto interessante.
    Bravi, Giallisti, ci presentate sempre nuovi autori :-)

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