Il Giallista

Interviste, recensioni e news dal mondo del giallo... e non solo. A cura di Marco Tiano



lunedì 20 febbraio 2012

Intervista ad Alma Katsu, autrice di Immortal - Longanesi editore

Carissimi amici lettori,
siamo lieti di aprire la settimana con un'ospite particolare, si tratta di Alma Katsu, l'autrice di "Immortal", Longanesi editore, il primo titolo di una trilogia coinvolgente e intrigante.

Salve Alma,

1. In che modo il lavoro di profiler della Cia condiziona la sua vita quotidiana e privata?
Anzitutto una precisazione: il mio lavoro non era quello di profiler all’interno dei servizi segreti, bensì quello di analyst. Il mio compito consisteva, tra l’altro, nel tracciare profili psicologici delle persone.
Sicuramente questo continuo esercizio mi ha insegnato a guardare oltre la semplice superficie e ha affinato le mie capacità di interpretazione della realtà, capacità che influenzano tanto la mia vita privata quanto la mia scrittura.

2. Che cosa l’ha portata a scrivere Immortal?
In realtà Immortal prende spunto da un racconto che scrissi circa 30 anni fa e sul quale sono tornata, sviluppandolo, fino a trasformarlo in un romanzo.
La spinta a scrivere infatti mi è sempre appartenuta (la mia carriera professionale parte non per nulla dal giornalismo) e dopo tante letture ho provato a scrivere qualcosa che avrei voluto leggere: una storia avventurosa e accattivante su un fondale storico realistico e ben documentato, in cui non mancasse l’ingrediente romantico e la giusta dose di mistero.

3. Quanto c’è del suo lavoro in quello che scrive?
Come dicevo, la costruzione psicologica dei personaggi di Immortal deve molto al mio lavoro di analyst, ma anche la resa narrativa del male è debitrice della mia esperienza nei servizi segreti: per anni mi sono dedicata ai casi di genocidi e ho potuto studiare i meccanismi con cui i dittatori hanno piegato coscienze e volontà. Lo studio delle personalità di questi leader mi ha permesso di cogliere la complessità del male e la sua continua commistione col bene in un intrico talvolta così stretto da renderne difficile la separazione.
Inoltre il mio approccio alla scrittura è mutuato in un certo senso dalla professione di analyst: per me scrivere è un continuo esercizio di valutazione di quel che a livello narrativo funziona e di quello che invece è inefficace. Sono una scrittrice “razionale”, se così si può dire, lontana dal mito dell’autore che con la propria arte ha un rapporto quasi mistico.

4. Il suo mestiere, per l’immaginario collettivo, è sicuramente molto affascinante. Cosa consiglierebbe a chi desidera intraprenderlo?
Quale dei due mestieri? L’analyst o la scrittrice?
Nel primo sono incappata quasi per caso e ritenevo mi ci sarei dedicata per poco tempo: invece è stata la mia professione per 30 anni!
Il secondo l’ho sempre coltivato come un’aspirazione cui ho cercato di dare forma, fino a giungere alla stesura di Immortal. Ma l’approdo a questo primo romanzo è stato un percorso fatto di esperimenti e tentativi, sia di tecniche narrative che di materiale narrativo.
Perciò, ognuno ha un percorso del tutto personale.

5. Quali sono i suoi autori preferiti, e che tipo di lettura non deve mai mancare sul suo comodino?
Più che di autori preferiti parlerei di autori che sono stati per me fonte d’ispirazione e in tal senso posso citare Alexandre Dumas, Mary Shelly, Byron e naturalmente Howthorne. Per venire ai giorni nostri penso soprattutto a Anne Rice di Intervista col vampiro e Sándor Márai con La recita di Bolzano.
Per quanto riguarda invece i libri che ho sul comodino: attualmente molti sono romanzi di prossima uscita sui quali sono chiamata a dare un parere e su cui non posso dire nulla!
Oltre a questi però sto leggendo anche The devotion of suspect X di Keigo Higashino e The magician king di Lev Grossman.


Grazie per averci dedicato un po' del suo tempo, e ci auguriamo di averla presto ancora nostra ospite!

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