Il Giallista

Interviste, recensioni e news dal mondo del giallo... e non solo. A cura di Marco Tiano



martedì 22 maggio 2012

Recensione: I morti non lasciano impronte digitali - Whitman Chambers - Polillo Editore

I MORTI NON LASCIAMO IMPRONTE DIGITALI... o forse sì!
E' questo il dubbio che ci viene leggendo il mistery di Whitman Chambers, edito da Polillo editore (I Bassotti n. 104) per l'appunto, I MORTI NON LASCIAMO IMPRONTE DIGITALI.
Sembra un impossibile, eppure, nei delitti che si susseguono a Villa Raybourne sembra esserci la mano di un uomo morto un anno prima nella prigione di San Quintino. Sì, proprio così! Le impronte ritrovate sull'arma del delitto, e su altre parti della casa, corrispondono a quelle di un cadavere, John Royal.
Questo giallo appare sin dall'inizio un caso intricato e appassionante. Il lettore si incolla alle pagine, per non lasciarle sino alla fine. Il ritmo della narrazione è ad alta tensione, e la curisità di far luce sulla verità diventa un bisogno impellente!
Chambers ha dato vita ad un giallo ricco di colpi di scena e adrenalina. L'impianto è quello del giallo classico (siamo, infatti, di fronte ad un mistery del 1935, inedito in Italia) con numerosi personaggi ospiti in una grande villa di campagna, e un assassino che compie indisturbato i suoi delitti, quasi perfetti. Espediente particolare, che stuzzica la fantasia e la curiosità del lettore è proprio lo stratagemma dell'attribuire l'atto delittuoso ad un morto.
Il protagonista è l'investigatore privato Stan Lake, un uomo sicuro di se e delle sue capacità deduttive e spirito di osservazione. Nulla scappa al suo occhio vigile e attento ai particolari. Dall'atteggiamento spavaldo, cinico e a volte un po' brusco, Lake non lascia niente al caso e risolverà puntualmente il caso, salvando anche la reputazione di una giovane "donzella". Il resto dei personaggi è ben descritto, rendendoli subito riconoscibili e fissandoli nella mente del lettore, con pochi semplici tratti. La storia si svolge quasi interamente all'interno della villa, ma non per questo manca l'azione o le incursioni fuori porta, come quella al cimitero!
Lo stile narrativo è scorrevole, il romanzo si legge in un paio di ore; ore trascorse in ottima compagnia.
Anche la soluzione finale è brillante e il colpo di scena è assicurato, deliziando il fine palato dei giallofili.
"I morti non lasciano impronte digitali" di Whitman Chambers è sicuramente un giallo che vi consigliamo di leggere, per completare e arricchire la vostra misteriosa biblioteca del giallo!

Whitman Chambers
I MORTI NON LASCIANO IMPRONTE DIGITALI
“I bassotti” n. 104
Pagine: 288
Prezzo: € 14,40
ISBN: 978-88-8154-392-2
Traduzione di Dario Pratesi

L’autore:
[Elwyn] Whitman Chambers (1896-1968), nato a Stockton, in California, scrisse diciotto romanzi polizieschi ambientati nell’area di San Francisco e Oakland con storie spesso legate al mondo giornalistico. Autore di vari racconti per le riviste pulp e di soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione, esordì nella narrativa nel 1928 con The Coast of Intrigue, ma fu solo dopo l’uscita di The Navy Murders (1932), realizzato in collaborazione con Mary Strother Chambers, che iniziò a pubblicare con regolarità. Da allora fino al 1945 diede alle stampe altri tredici romanzi tra i quali The Campanile Murders (1933), Murder for a Wanton (1934), 13 Steps (1935, I 13 scalini) e Dead Men Leave No Fingerprints (I morti non lasciano impronte digitali). A partire dal 1946 si dedicò prevalentemente al cinema e solo nel 1953 tornò alla narrativa con The Come-On (Caccia all’uomo). Gli ultimi due romanzi furono In Savage Surrender (1959, Selvaggio abbandono) e Manhandled (1960), pubblicato otto anni prima della morte avvenuta a Los Angeles.

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