Il Giallista

Interviste, recensioni e news dal mondo del giallo... e non solo. A cura di Marco Tiano



martedì 13 marzo 2012

Recensione: UNA BUONA TAZZA DI TE' di Christopher Bush

L'appuntamento con il giallo classico, è un momento che amiamo assaporare lentamente, e protagonista è sempre la cara amata Polillo Editore.
Oggi vi parliamo di "Una buona tazza di tè", un mistery del 1934 inedito in Italia, dell'inglese Christopher Bush, I Bassotti n 109 (dello stesso autore, la polillo editore ha pubblicato anche "Omicidio a capodanno" I bassotti n. 75).
Questo libro è sorprendente e, soprattutto, è un perfetto rappresentante della Golden Age del giallo!
Gli ingredienti del buon giallo classico ci sono tutti, e noi non abbiamo potuto non goderne fino alla fine. Intrighi, investigatori dilettanti, alibi inattacabili, moventi, piccoli particolari all'apparenza insignificanti e delitti travestiti da suicidi.
La storia ha inzio con la morte di Charles Tennant, un insegnante della Woodgate Hill County School, una scuola secondaria nei sobborghi di Londra, con una tazza di tè avvelenato. La morte appare a prima vista un suicidio, ma presto si scoprirà che si tratterà di un omicidio e, addirittura, che l'uomo morto era quello sbagliato!
Il tè era stato preparato per il preside della scuola, Mr Twirt. Ma la sua vita ha ugualmente i minuti contati e, poco dopo il ritrovamento del cadavere di Tennat, viene rinvenuto anche quello del presite Twirt.
Ma in "Una buona tazza di tè" come in un rispettoso giallo inglese, nulla è come appare, e anche ciò che sembra più ovvio è da verificare. Il protagonista che riveste i panni dell'investigatore dilettante è Ludovic Travers, "con i suoi mostruosi occhiali con la montatura di corno" che comparirà in tutti i 60 romanzi dell'autore. Ad accompagnarlo in queste indagini, vi è la figura del sovrintendente Warthon, "un brusco decisionista, con la sua vecchia faccia amabile e i baffoni a salice piangente".
Bush, che è un prolifico autore dell'età d'oro del giallo, ha scritto un mistery che si legge tutto di un fiato, un giallo che soprende e intriga il lettore già dall'inizio. Lo stile narrativo è piacevole e rende la lettura scorrevole.
Il ritmo è costantemente crescente, sino ad arrivare alle ultime pagine, quando si fa fatica a dover staccare gli occhi dal libro. L'attenzione del lettore rimane alta per tutta la lettura, continuandosi a chiedere: chi è l'assassino? Cosa è veramente successo?
Anche il finale è degno dei migliori gialli classici, infatti, la soluzione, seppur semplice, non tarderà a sorprendere il lettore e a saziare la sua vorace fame di verità.
Un giallo che vi consigliamo di leggere, perchè non può mancare nella grande libreria del perfetto giallofilo!

L'autore:
Christopher Bush (1885-1973), figlio illegittimo nato in Inghilterra da una famiglia di quaccheri, fu uno degli autori più prolifici della Golden Age del giallo. Insegnante di scuola, scrisse il suo primo mystery nel 1926 e continuò ininterrottamente per quarantadue anni arrivando a realizzare 62 opere. Il suo personaggio per eccellenza, il detective Ludovic Travers, fece il suo esordio nel 1929 in The Perfect Murder Case. Timido e riservato, ma generoso e dotato di grande raziocinio, Travers collabora regolarmente con Scotland Yard e in particolare con il sovrintendente George Wharton, scorbutico e decisionista, dai caratteristici baffi spioventi. La peculiarità dei romanzi di Bush è quella di dotare i personaggi sospetti di alibi apparentemente inattaccabili che poi, grazie a una paziente e minuziosa analisi, vengono smontati fino alla dimostrazione della loro evidente falsità. Nonostante la produzione letteraria di Bush sia arrivata fino alla seconda metà degli anni Sessanta, le opere più significative sono quelle degli anni Trenta, tra le quali meritano una particolare menzione Dancing Death (1931, Omicidio a Capodanno), Cut Throat (1932) e The Case of the Dead Shepherd (1934, Una buona tazza di tè).

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