Il Giallista

Interviste, recensioni e news dal mondo del giallo... e non solo. A cura di Marco Tiano



lunedì 26 novembre 2018

Intervista a: Emma Luciani, autrice di OMISSIONI - WLM Editore


Cari amici,
iniziamo la settimana con un'ospite. Si tratta di Emma Luciani, autrice del romance OMISSIONI, edito da WLM EDizioni.

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1) Benvenuta su Il Giallista, Emma!
Cosa significa per lei scrivere?
Scrivere narrativa significa per me avere un modo privilegiato per comunicare con gli altri, con i miei simili. Un modo più profondo, essenziale e provocatorio di quanto io non possa fare con il comune linguaggio parlato. Scrivere significa dare voce e spessore a personaggi interni miei e altrui. È svelare o districare emozioni che, se tenute nascoste, sono come vite non vissute, o, nel caso di emozioni negative, tarli che in segreto rodono il tessuto delle nostre personalità. Scrivere è terapeutico per me e - forse - per tutti, come lo è il leggere opere riuscite. Riuscite nell’intento di coniugare stile, bellezza, padronanza della lingua e contenuti che coinvolgono e cambiano qualcosa in noi,aggiungendo esperienza emotiva e pensiero alle nostre individuali esperienze e ai nostri personali pensieri.

2) Che generi letterari predilige?
Quanto allo scrivere, mi dedico a romanzi psicologici o epistolari, e sto esercitandomi nel genere noir. La lettura spazia invece dai classici della letteratura italiana ai premi letterari, alla fantascienza classica, al giallo d’autore, al romanzo di spionaggio.

3) Quali sono gli autori che hanno contribuito alla sua formazione letteraria?
Dopo i classici conosciuti e amati al liceo, e dopo gli Asimov e i Bradbury della mia adolescenza, direi Italo Calvino, Ernest Hemingway, i minimalisti americani degli anni ’80, Simenon col suo
Maigret ma soprattutto con gli altri romanzi, Isaac Singer, Joseph Roth… Ma sto elencando autori ammirati e amati, non saprei dire quanto e in qual modo abbianocontribuitoallamia formazione, che è tuttora in fieri (nonostante l’età).

4) Da dove trae ispirazione per le trame dei suoi libri?
Quando sono da sola, e specialmente quando viaggio da sola - cosa che mi capita spesso, e per parecchie ore continuative - mi racconto delle storie. Inventate, certo. Ma senz’altro frutto di suggestioni, contaminazioni, incontri, assimilazioni, immedesimazioni, miscugli più o meno riusciti tra contenuti mentali del mio mondo interno e incontri, eventi, osservazioni, notizie provenienti dal mondo esterno. Alcune le scrivo, in seguito. O le sviluppo. Ho la fortuna di svolgere una professione che mi ha portata ad avere intimi contatti mentali con moltissime persone, alle quali spesso ho cercato di mostrare la strada per raccontarsi, per trasformare grumi emotivi indicibili (o tradotti ed espressi  in sintomi fisici, psicosomatici) in pensieri e in parole. Naturalmente ho dovuto prima fare (o meglio, cominciare: non è mai finito) questo lavoro in me stessa, attraverso la mia formazione psicoterapica e la mia personale psicoterapia.

5) Cosa l’ha spinta a scrivere il suo primo romanzo?
Nonostante avessi già nel cassetto appunti e bozze per quello che è poi diventato il mio secondo romanzo, ho scritto il primo  (Una sosta a metà strada, autopubblicato con LULU) quasi di getto, sollecitata da ben quattro incontri con donne che avevano subito violenza dai compagni. Le storie di queste donne non compaiono, nel romanzo. Devo dire che non userei mai una storia vera, dolorosa, unica, appropriandomene per pubblicarla. Piuttosto, preferisco aiutare una donna a scrivere lei, da protagonista, la storia che ha vissuto. Nel primo romanzo ho dunque  invece inventato il personaggio di una donna passiva e sottomessa che fugge dal marito violento, non avendo trovato il modo di contrapporsi, di farsi valere, di farsi ascoltare e rispettare. Volevo mostrare - utilizzando la forma narrativa, in modo da favorire un’immedesimazione nella protagonista - come sia possibile rendersi conto delle complicità che si creano tra vittima e carnefice, dei “vantaggi secondari” (vantaggi  psichici, nascosti) che possono portare ad accettare una situazione umiliante e pericolosa. Si tratta di un romanzo dedicato alle donne che si trovano in una trappola relazionale dalla quale non sanno uscire da sole, è un invito a chiedere aiuto e occuparsi del proprio benessere, della propria libertà di scelta, della propria esistenza. Ho scritto invece Omissioni, pubblicato da WLM Edizioni, per raccontare una storia di coppie, anch’esse legate da fili complessi - fonte di sofferenza e insoddisfazione - che evitano, per vari motivi, di sciogliersi dalle spire di tali vincoli negativi, finché la vita, drammaticamente, non costringe i protagonisti ad affrontare il malessere che insidiava la loro serenità, e le abitudini, le illusioni, il peso delle aspettative famigliari e sociali,  che li privavano del coraggio di scegliere.

6) Sta lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?
Sto preparando tre racconti lunghi, che vorrei raggruppare sotto il titolo “Tre fuori posto”, i cui protagonisti, spinti dalle rispettive fantasie malate, partono per recarsi in luoghi estranei, nei quali mettono in atto il dettato dei loro deliri o delle loro allucinazioni. Qui non ci sarà alcun intento “pedagogico”, come è stato invece - lo ammetto - per il primo romanzo; ci sarà semmai l’invito a considerare la complessità dei processi mentali, il continuo dialogo in corso nella mente di ciascuno tra fantasie di origine antica e capacità di compiere un corretto esame di realtà.
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L'AUTRICE: 
Emma Luciani, nata a Roseto degli Abruzzi, ha studiato Medicina e Neurologia a Bologna e Psichiatria a Modena. Si è formata come psicoterapeuta a Milano. Autrice divulgativa, vive e lavora in provincia di Varese. Questo è il suo secondo romanzo.

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