Il Giallista

Interviste, recensioni e news dal mondo del giallo... e non solo. A cura di Marco Tiano



venerdì 14 ottobre 2016

Intervista: ELENA MANDOLINI, autrice di BIANCANEVE ZOMBIE


Cari amici,
oggi, è ospite del nostro blog Elena Mandolini, autrice dell'horror BIANCANEVE ZOMBIE.

1) Benvenuta, Elena!
Cosa significa per lei scrivere? 
Scrivere per me è una necessità imprescindibile. La scrittura è sempre stata parte di me: critica cinematografica, addetta ufficio stampa e blogger. Per necessità ho provato anche a fare altro, però mi sentivo in gabbia, incompleta. Scrivere è un’esigenza: mi fa stare bene. Sono arrivata alla scrittura tramite il cinema, altra mia grande passione! Da piccola guardavo con mia sorella maggiore tanti film, soprattutto della Hollywood degli anni d’oro e da lì è nata l’idea di lavorare dietro le quinte del grande schermo. Mi sono laureata in DAMS all’università di Roma Tre e ho conseguito due Master, di cui uno in Scrittura per cinema e tv; purtroppo non sono riuscita a trovare la mia strada come sceneggiatrice, ma non ho mollato e ho scovato altre vie per continuare a scrivere ed esprimere la mia fantasia. 

2) Che generi letterari predilige? 
Da lettrice sono onnivora, ma preferisco i romanzi thriller, quelli di fantascienza, gli horror, gli urban fantasy e gli urban fantasy paranormal romance. Fin da piccola mi sono appassionata alle storie di fantascienza e a quelle di horror paranormale, con spettri, vampiri e mostri. Non amo le storie splatter, ma quelle che regalano suspense e adrenalina, che puntano maggiormente sull’aspetto psicologico della paura, a discapito di mannaie e motoseghe. Di conseguenza, i generi che prediligo affrontare come scrittrice, sono gli stessi che amo leggere. Attualmente mi sono dedicata a storie dell’orrore, sempre di stampo psicologico o gotico. 

3) Quali sono gli autori che hanno contribuito alla sua formazione letteraria?
I miei scritti rispecchiano le mie passioni filmiche e letterarie: dark fantasy, oppure thriller – horror, con una punta di romanticismo e ironia. In oltre molti libri urban fantasy, oppure distopici, dark o sci – fi raccontano realtà e problemi della società tramite metafore e, proprio per questo, hanno una forza dirompete e molte volte fanno arrivare un messaggio importante con più energia e potenza. E proprio per questo, vorrei continuare a scrivere questi generi letterari. Il cinema influenza molto i miei scritti; infatti, chiunque li legge, afferma che sono ricchi di immagini e che si adatterebbero facilmente per il cinema. Tra gli autori che mi hanno sempre influenzata spiccano Stephen King, Dan Simmons e Richard Matheson. Su grande schermo ho sempre seguito e ammirato Alfred Hitchcock, Guillermo Del Toro, M. Night Shyamalan, Tim Burton e Christopher Nolan. Il tutto senza dimenticare il fumetto Dylan Dog! 

4) Da dove trae ispirazione per le trame dei suoi libri? 
È una domanda difficile. Credo che tutto quello che ho letto, i film e le serie tv che ho visto, influenzino le mie idee e le mie ispirazioni. Non ho uno schema prestabilito, non ascolto musica specifica, né guardo film che mi possano suggestionare. Semplicemente ho dei flash, delle immagini che mi colpiscono e da lì mi chiedo cosa questa immagine possa dire e cosa possa raccontare a partire da essa. Generalmente si trattano di elementi che vanno a confluire nel finale nella storia e da questo fulcro comincio a lavorare alla trama e ai personaggi. Solo come ultima fase, comincio a scrivere davvero il romanzo. 

5) Cosa l’ha spinta a scrivere il suo primo romanzo? 
Questa avventura è cominciata all’incirca nel 2013. Ho sempre desiderato scrivere romanzi, ma non ho mai avuto quello slancio che mi spingesse a farlo. Poi, in occasione della presentazione di un caro amico scrittore, ho visto come le persone fossero piene di aspettative e curiose nel leggere il suo nuovo libro. Lì ho avuto come un’illuminazione: volevo far emozionare allo stesso modo, volevo che le persone si appassionassero alle storie che avrei voluto scrivere. Da quel momento è scattata una molla e ho cominciato. Su internet mi sono imbattuta nel concorso Il mio esordio – La Feltrinelli 2013, che sarebbe scaduto da lì a un mese e, volendoci partecipare, ho ripreso un racconto breve a cui ero legata e l’ho trasformato nel romanzo Il Signore dei Racconti; ho partecipato al contest e sono arrivata in semifinale tra più di mille partecipanti. Questo piccolo risultato mi ha convinta a continuare a scrivere. Il mio compagno mi ha aiutata davvero molto e, ancora oggi, mi sprona per ogni progetto a cui lavoro. Il ché è un bene, perché credo che le persone che ti sono accanto facciano la differenza: possono affossarti o aiutarti. 

6) Come è nato il progetto dei suoi romanzi dedicati alle favole della mezzanotte? 
È nato tutto per caso. Stavo lavorando a ben altro: una trilogia a cui tengo molto, di genere urban fantasy horror. All’interno della trama avevo inserito un elemento per me molto disturbante e che volevo esorcizzare proprio scrivendone e inserendolo nel primo romanzo della trilogia. Purtroppo, questo elemento mi stava procurando degli incubi e, per tanto, decisi di mettere un attimo in pausa il libro. Chiacchierando di questo col mio compagno, all’improvviso è saltata in mente questa figura di Biancaneve. Sensuale e spaventosa. Una Biancaneve ben diversa da quella conosciuta leggendo la favola originale dei fratelli Grimm, oppure guardando, e riguardando, il film d’animazione di Walt Disney. Tutto nasce da una semplice frase. E se qualcosa fosse andato storto nel finale che noi tutti conosciamo? Infatti, i miei romanzi dedicati alle favole della buonanotte, non sono delle semplici rivisitazioni, ma dei sequel in chiave gotica. 

7) Può darci qualche anticipazione sul suo prossimo romanzo? 
Attualmente sto lavorando a una nuova rivisitazione di un’altra favola della buonanotte, di cui, però, non vorrei svelare nulla. Inoltre, sto scrivendo un romanzo di fantascienza distopica. Si tratta di una critica alla società moderna, raccontata tramite metafore, che si accompagna anche a un forte messaggio ecologista. Sto cercando di portarle avanti entrambe con costanza e se mi blocco su di un libro, lavoro all’altro. È difficoltoso, ma, allo stesso tempo, appagante.

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