martedì 27 agosto 2019
Intervista a: Franco Mimmi, autore di SU L'ARIDA SCHIENA DEL FORMIDABIL MONTE STERMINATOR
Cari amici,
oggi è nostro ospite Franco Mimmi, autore di SU L'ARIDA SCHIENA DEL FORMIDABIL MONTE STERMINATOR - Racconto d'inverno, edito da Lampi di Stampa.
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1) Benvenuto su Il Giallista, Franco.
Cosa significa per lei scrivere?
Uno scrittore è una persona che non solo vuole ma DEVE scrivere, o si sente colpevole, prova un senso di vuoto, e per questo posso dire di essere uno scrittore. Buono o cattivo? Lascio il giudizio a chi voglia addentrarsi nella ventina di romanzi della mia bibliografia.
2) Che generi letterari predilige?
Oggi la letteratura tende al facile e tutto va per etichette, prima o poi arriveremo al punto che un lettore o entrerà in libreria, chiederà l’Odissea e lo porteranno al reparto “viaggi”. Il mio libro più venduto è “Il nostro agente in Giudea”, una storia di Gesù Cristo dove però si parla della relazione fra potere politico e potere religioso: vinse il premio Scerbanenco come miglior romanzo poliziesco dell’anno e io neppure sapevo di aver scritto un poliziesco. Come tale venne pubblicato anche in Germania e in Francia, ma in Spagna uscì come romanzo storico, il che in realtà dimostra che ciò
che conta non è il genere ma la qualità. Ci sono romanzi polizieschi splendidi, persino William Faulkner scrisse racconti gialli, e lo stesso vale per i romanzi storici o per la fantascienza. In conclusione: non prediligo generi ma autori.
3) Quali sono gli autori che hanno contribuito alla sua formazione letteraria?
Non sono in grado di fare una selezione di questo tipo: fin da bambino ho letto tutto quanto mi passava per le mani, fosse o non fosse ritenuto adatto alla mia età, anche se ovviamente è stato molto anni dopo che ho potuto esercitare un qualche spirito critico. Per fortuna incominciai subito ad amare i classici, Omero, Shakespeare, Cervantes, i tragici greci, e naturalmente i grandi romanzieri inglesi, francesi, russi, tedeschi, americani, e ovviamente gli italiani, come Primo e Carlo Levi, Fenoglio, Calvino, Berto, la Banti. Per molti anni i miei favoriti furono gli americani, da Sinclair Lewis a Steinbeck a Hemingway, da Faulkner a Dos Passos, fino naturalmente a Salinger e a Roth, però amo assai meno gli attuali, che spesso scrivono molto bene ma mi sembrano indifferenti alla struttura. Con il tempo, poi, si capisce che poco si è approfittato di quanto si è letto da molto giovani, e allora viene il momento di rileggere, e spesso il piacere à ancora maggiore.
4) Da dove trae ispirazione per le trame dei suoi libri?
Quello che cerco di rappresentare nei miei libri è soprattutto un’idea, la trama nasce come conseguenza, come strumento. Le faccio un esempio: molti anni fa andai in vacanza a Rodi, un’isola così intrisa di storia e cosmopolitismo che neppure la pletora di turisti riesce a sminuirne il fascino. Leggevo la storia dell’isola e quella dei cavalieri di San Giovanni che per tre secoli la dominarono, sapevo che in ciò che vedevo e leggevo c’era la ragione per un libro, ma non riuscivo a coglierla, e così passarono gli anni. Poi venne l’11 settembre del 2001, l’attentato alle Torri gemelle di New York e ciò che avvenne dopo l’attentato, cioè il rifiuto da parte di molti di analizzarne le cause più profonde, la decisione di rispondere all’orrore del terrorismo solo con la stolidità della violenza. Allora capii il messaggio di Rodi, e il libro che volevo scrivere: un romanzo che, descrivendo uno scontro tra Oriente e Occidente, ne mettesse in luce tutta l’assurdità, mettesse in risalto non ciò che ci divide ma ciò che ci unisce. E nacque così “Cavaliere di grazia”, che narra l’assedio di Rodi del 1522. Fu assai più che una grande battaglia: fu uno scontro tra civilizzazioni che avevano molte cose in comune ma tra esse, purtroppo, anche l’intolleranza.
5) Qualche altro esempio?
In “Villaggio Vacanze” e in “Un cielo così sporco” l’idea-guida fu la denuncia della corruzione sociale e politica, e di “Il nostro agente in Giudea” ho già detto. La letteratura è la protagonista di una tetralogia che incomincia con “Corso di lettura creativa”, dove si parla dell’impossibilità di impartire un corso di scrittura creativa; al sottobosco dei premi letterari è dedicato “Tra il dolore e il nulla”, storia di un vecchio scrittore che ha esaurito l’ispirazione; in “Le tre età dell’uomo” troviamo un terzetto diversissimo per età, cultura e carattere ma teso tutto alla scoperta di un metodo per produrre best seller; e infine “Il sogno dello scrittore”, dedicato a un altro aspetto della letteratura-spettacolo: quello delle colonie di scrittori. Marcia dietro questi quattro un romanzo-saggio che svela al lettore i segreti del padre di Lolita, e si intitola “Le sette vite di Sebastian Nabokov”.
6) Cosa l’ha spinta a scrivere il suo primo romanzo?
La mia esperienza di giornalista, mestiere che ho esercitato per oltre trent’anni nei maggiori giornali italiani. Si intitola “Rivoluzione” ed è il viaggio spirituale di Marco, giornalista che ritrova la via dell’impegno e della sincerità nel lavoro e nella vita personale. Vinse il Premio Scanno Opera Prima, un buon incentivo per continuare.
7) Sta lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?
Ho pubblicato da pochissimo un romanzo con un lungo titolo, rubato a “La ginestra” di Giacomo Leopardi: “su l’arida schiena del formidabil monte sterminator”. Nell'inverno isolato di un villaggio appenninico sette personaggi dimostrano che nessuno è davvero innocente, e che neppure i meno colpevoli possono sottrarsi al castigo. E ora sto lavorando a un racconto lungo che affronta il difficilissimo rapporto con l’arte, rapporto che può essere sincero e disperato ma anche velleitario o venale. Si intitolerà “Ancora Venezia”, e sul titolo ognuno è libero di fare illazioni.
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L'AUTORE:
Nato a Bologna nel 1942, dal 1991 è vissuto in Brasile e in Spagna. Laureato in Lettere, ha fatto due mestieri simili e assai diversi al tempo stesso: giornalista e scrittore. Come giornalista ha lavorato per Il Resto del Carlino e La Stampa, il Mondo e Italia Oggi, dalla Spagna è stato corrispondente per Il Sole-24 Ore e ha scritto anche per il Corriere della Sera, L’Unità e L'Espresso. Come scrittore ha pubblicato con varie case editrici (Cappelli, Frassinelli, Diabasis, Aliberti), ma alcuni anni fa decise di esplorare le nuove strade offerte da internet e optò per l’autopubblicazione. La sua bibliografia comprende una ventina di titoli, e ha ricevuto alcuni premi letterari tra cui lo Scanno Opera Prima e il Premio Scerbanenco-La Stampa. Nei suoi romanzi affronta i grandi problemi sociali del tempo attuale, e talvolta usa a questo scopo scenari da romanzo storico. Crede che uno scrittore non possa fare a meno di osservare il tempo in cui vive, e descriverlo, e giudicarlo: crede che questo sia il suo modo di lottare per un mondo meno ingiusto.
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