mercoledì 4 gennaio 2017
Intervista a FRANCESCO BONVICINI
Cari amici,
il nostro primo ospite del 2017 è Francesco Bonvicini, autore dei gialli SANGUE SUL RENO e SANGUE SUI BINARI.
1) Benvenuto, Francesco!
Cosa significa per lei scrivere?
Evasione. Per me scrivere è dedicarmi finalmente a me stesso, a ciò che mi piace, lontano dalla gente, dal caos e dalla routine quotidiana. Per una persona solitaria come me, isolarsi è una necessità quotidiana. È comunque un lavoro piuttosto duro. Il mio stile è fatto di minuziose ricerche, approfondimenti, ricostruzioni,... Insomma, prima di mettere nero su bianco anche una sola parola, è necessario che tutto l'insieme sia inserito nel giusto contesto, un po' come con le tessere dei puzzle e dei mosaici.
2) Che generi letterari predilige?
Non ho un genere particolare, leggo un po' di tutto. Le mie prime letture serie sono state i romanzi di Agatha Christie e di Rex Stout. Nel corso degli anni, oltre a conoscere e apprezzare altri giallisti, ho spaziato nei vari generi letterari e mi sono appassionato anche alla saggistica storica e ai classici, italiani e stranieri.
3) Quali sono gli autori che hanno contribuito alla sua formazione letteraria?
Il primo e più importante, Giorgio Scerbanenco, col quale condivido il modo di intendere la scrittura. Poi, i maestri del giallo cosiddetto Police Procedural, come Ed McBain, Alexandra Marinina e il nostro Michele Giuttari. Ma anche Thomas Mann e i decadentisti in generale hanno avuto la loro parte di influenza.
4) Da dove trae ispirazione per le trame dei suoi libri?
Facendo mio un concetto espresso da Giorgio Scerbanenco, non esiste l'ispirazione. È bello immaginarsi il poeta sdraiato sul prato osservando il cielo e che compone un'ode alla nuvoletta leggera la quale, un momento prima, gli era passata davanti agli occhi. Ma non è il mio genere, anzi, niente di più lontano da me e dalla mia mentalità; agendo così, sicuramente combinerei ben poco e male. Personalmente leggo molta cronaca nera e note d'agenzia rilasciate dalle forze di polizia, sia italiane sia estere. Le mie storie, pertanto, pur essendo frutto della mia fantasia, possono certamente avere qualche attinenza con fatti realmente accaduti. Questo, però, non significa affatto che essi mi abbiano "ispirato". Semplicemente, mi sono serviti (e tutt'ora mi servono) per dare ai miei romanzi un taglio realistico, necessario nelle storie Police Procedural. Ho fatto mia la mentalità di mio padre, artigiano idraulico in pensione; in pratica, "costruire" le storie pezzo per pezzo, ogni singola parola, ogni singola frase. Inserire personaggi, fatti e ambientazione nel loro contesto. Questo è anche il fulcro del pensiero scerbanenchiano; l'autore milanese ha reso la scrittura un vero e proprio lavoro artigianale.
5) Cosa l’ha spinta a scrivere il suo primo romanzo?
Ho dovuto fare di necessità virtù, come si dice. Mi trovavo in mobilità e cercavo un modo per riempire le giornate, in attesa di poter finalmente tornare a lavorare. In buona sostanza, guardando nella cartella Documenti del mio PC avevo ritrovato alcuni scherzi di gioventù, tentativi ben presto abortiti e mai ripresi. Li studiai e, dopo aver riflettuto su ciò che l'editoria italiana proponeva, maturai la decisione di scrivere thriller Police Procedural ambientati in Germania. Il passo successivo è stato contattare la Polizia di Colonia per avere tutto il materiale necessario. Con mia grande sorpresa mi hanno risposto e la collaborazione dura tutt'ora. Ed è grazie a loro se sono stato il primo autore in Italia a far conoscere il giallo tedesco, prima ancora dell'editore Emons, il quale da qualche mese sta proponendo timidamente i primi romanzi di tre ottimi autori d'Oltralpe.
6) Sta lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?
Mai terminare un romanzo senza prima avere in mente il successivo, recita un adagio in voga tra gli scrittori. A parte questo, sì, tra una promozione e l'altra di Sangue sui binari sto scrivendo il mio terzo romanzo. Anticipo soltanto il titolo, Sangue in pista e che anch'esso, al pari dei primi due, fa parte della mia saga letteraria Sangue su Colonia. Una doverosa precisazione. Contrariamente a molti altri autori e a quello che hanno detto alcuni dei miei presentatori, non ho alcuna intenzione di limitarmi a una trilogia. Sangue su Colonia è una vera e propria saga letteraria, per la quale ho materiale a sufficienza per realizzare almeno sei romanzi e un'antologia di racconti. E il materiale aumenta giorno dopo giorno... Scrivere qualcosa al di fuori della mia saga? Non lo so, vedremo... Ho comunque un grande sogno nel cassetto del quale non ho mai parlato a nessuno e non intendo farlo nemmeno sotto tortura. Spero soltanto di poterlo realizzare.
L'AUTORE:
Francesco Bonvicini, classe 1973, vive e lavora a Montecatini Terme come ragioniere presso un avviato studio di commercialisti e consulenti del lavoro. Cugino della nota pianista e poetessa Lavinia Cioli, da lui definita come "l'espressione del mio lato artistico", condivide con lei la passione per la musica e la letteratura. Appassionato fin dalla giovane età di letteratura poliziesca (da Agatha Christie a Rex Stout) e spaziando tra i suoi vari generi, si appassiona al police procedural ed ai suoi maestri, dai quali prende ispirazione. È proprio in questi anni che inizia a maturare l'idea di creare "qualcosa di nuovo" nell'ambito della narrativa poliziesca italiana. Dopo alcuni tentativi abortiti, nel 2010 inizia a scrivere il primo romanzo della saga Sangue su Colonia, incentrata sulle indagini della Terza Squadra Omicidi della nota città tedesca, ricostruite attraverso un meticoloso lavoro di ricerca e di studio sia del codice penale e della cultura tedesca, sia della cronaca nera in generale e delle scienze forensi. Il risultato sono storie dall'andamento lineare ma non banale e dal taglio "televisivo / cinematografico" con personaggi spogliati del loro abito e presentati per come in realtà sono.
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