Cari amici,
oggi è nostro ospite Vittorio Sartarelli, autore di SPIGOLATURE, edito da Elison Publishing.
1)Benvenuto su "Il Giallista", Vittorio!
Cosa significa per Lei Scrivere?
Anzitutto, mi piace auto definirmi “un cronista” della mia vita, inoltre. Per me lo scrivere oltre che un piacere dello spirito è una gratificazione per l’intelletto, è come poter mettere a nudo la propria anima facendone defluire sentimenti, esperienze e soprattutto ricordi che, tutto sommato, possono essere utili al lettore e, anche se nei miei racconti parlo di un tempo che fu, questo non vuol dire che essi siano vecchi, stantii e inutili. Mi piace raccontare la mia vita che è piuttosto lunga, prima perché sono passati tanti anni (80) dalla mia nascita e poi perché nel suo complesso non è stata una vita facile, con una serie numerosa, varia ed eterogenea di accadimenti che, via via, hanno accompagnato, segnato e, in fine, quasi concluso la mia esistenza. Sono nato in una notte di tempesta con pioggia, vento tuoni e fulmini da spettacolo pirotecnico, con un parto in casa come si faceva allora, difficile che richiese l’intervento del medico, forse profetizzando, metaforicamente, quella che sarebbe stata in seguito la mia vita.
2) Che generi letterari predilige?
Come ho avuto modo di enunciare il genere letterario che prediligo è la narrativa e, per i motivi sopra esposti, la narrativa autobiografica inoltre, pure avendo recepito l’influenza culturale ed educativa dei miei scrittori conterranei molto famosi e quindi una specie di mostri sacri della letteratura, come Verga, Pirandello, Quasimodo e qualche altro, tutti sicuramente dei grandi, Io non seguo alcuna corrente letteraria. Non mi sono mai preoccupato di seguirne una, ho sempre avuto come riferimento la realtà, nuda e cruda a volte, ma solo quella, non mi sono mai reso conto di assomigliare o di avere nello scrivere uno stile verista, ho sempre scritto con la mente ma, soprattutto con il cuore e l’anima senza preoccuparmi di apparire. Certo anche i grandi che ho appena citato si sono espressi prevalentemente sulle realtà nelle quali vivevano con quella naturalezza e vivida descrizione di ambienti, tempi e personaggi, con osservazioni di chiara matrice saggistica che contestualizzavano i loro scritti. Forse, per questi analoghi riferimenti stilistici che si evidenziano nei miei racconti, alcuni critici mi hanno definito uno scrittore “verista”.
3) Quali sono gli autori che hanno contribuito alla sua formazione letteraria?
Innanzi tutto, gli studi umanistici che ho seguito e la breve ma corposa attività ed esperienza di giornalista durante i miei anni verdi, hanno sicuramente influito. Certo i grandi letterati siciliani e molti altri italiani conosciuti a Scuola, con le loro opere hanno creato un clima di apprendimento e di conoscenza mai provato prima. Del resto, mi è sempre piaciuto scrivere, sin dai tempi del Liceo e, soprattutto, mi è sempre piaciuto raccontare la realtà delle cose, senza inventare e rifuggendo da qualunque ampollosità letteraria o qualsivoglia esibizionismo culturale.
4) Da dove trae ispirazione per le trame dei suoi libri?
Chiedo scusa, ma sento la necessità di modificare il senso di questa domanda e faccio questa precisazione non per sviare o per eludere l’interrogativo, ma perché le mie ispirazioni sono ricordi, eventi, persone e situazioni che io riporto a galla a partire dai primordi della mia esistenza fino alla maturità e adesso fino alla vecchiaia della mia vita. Faccio, in definitiva, il reportage della mia vita, Non ho bisogno di ispirazioni artistiche per i miei scritti ma solo ricordi reali e i miei libri non hanno trame inventate o romanzate ma solo descrizioni di realtà avvenute, in un passato prossimo o purtroppo, ormai remoto ma vero e non inventato.
5) Cosa l’ha spinta a scrivere il suo primo romanzo?
Come ho già accennato, sin dai tempi del Liceo Classico, mi piaceva scrivere, i miei temi avevano sempre qualcosa di particolare, che piaceva al mio professore d’italiano. In seguito durante la mia breve carriera di giornalista ho avuto modo di fare esperienze le più varie ed interessanti, ho cominciato come segretario di Redazione e, pian piano, gradatamente ho curato la terza pagina, in seguito mi sono dedicato ad articoli di indirizzo scientifico e sociale, ho fatto anche l’inviato, il cronista sportivo e il corrispondente di un quotidiano nazionale. Ma, lo scrittore e l’autore di pubblicazioni letterarie lo sono diventato per caso, come avrò modo di dire nel prosieguo di questa intervista. Quando ho cominciato a pubblicare i miei scritti e ad affermarmi come scrittore mio padre purtroppo non c’era più ma, è stato proprio grazie a lui, al ricordo delle sue gesta meccaniche, sportive ed agonistiche che si potevano considerare, per il modo nel quale erano state realizzate, epiche ed eccezionali, soprattutto nel loro periodo storico di riferimento, fine anni ’40 del secolo scorso, mi hanno fatto concretizzare un sogno che avevo nel cassetto da molti anni. Scrivere un libro su mio padre, corredato dalle foto inedite dell’epoca che testimoniavano la realtà e la veridicità di quanto veniva affermato nel racconto. E’ stata questa una sorta di omaggio postumo, ma meritato che era dovuto ad un uomo dalle doti eccezionali che andavano ricordate, non fosse altro perché con lui era iniziata, a Trapani, La Storia dello Sport automobilismo sportivo ed agonistico si era nel 1948. Con questo libro, opera prima, ho conseguito un premio letterario speciale internazionale, nella città di Salerno dalla Accademia Vesuviana di Tradizioni Etnostoriche il 14 Ottobre 2006.
6) Sta lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?
Ho in preparazione una raccolta ancora disordinata di tutte le mie opere che vorrei lasciare come ultima testimonianza della mia attività letteraria, ma è ancora presto per poterne parlare e scrivere in modo definitivo. L’idea di accingermi a mettere per iscritto un mio “Zibaldone”, non è chiaramente una mia prerogativa personale ma ha, nella sua essenza, un riverente riferimento culturale e artistico ad uno dei maggiori poeti italiani dell’800. E’ pressoché superfluo evidenziarlo perché, è abbastanza notorio, che Giacomo Leopardi fu il primo ad avere questa idea originale alla quale mi sono ispirato, non per volermi comparare indegnamente a questo nostro sommo poeta, ma perché, alla soglia degli ottant’anni, desidero lasciare ai miei figli, nipoti e miei discendenti e ai posteri una sorta di “Opera Omnia” quale testamento culturale della mia attività letteraria. Di questo mio “Zibaldone” ovviamente non faranno parte le mie pubblicazioni che sono circa 16 e che rimangono come testimonianza e a futura memoria del mio percorso letterario. In oltre 17 anni di attività, sono riuscito ad ottenere diversi riconoscimenti dalla critica e varie e numerose soddisfazioni personali. La cosa che maggiormente mi ha reso felice è stata la definizione artistica e letteraria attribuitami da diverse persone di un certo spessore culturale addette al settore, quale appartenente a buon diritto, alla “letteratura verista siciliana”. In ogni modo, a differenza del nostro sommo poeta che collazionò una sorta di diario nel quale si annotano, disordinatamente, poesie, ricordi, riflessioni, pensieri, immagini, eventi e persone con le quali, nella sua vita, è venuto in contatto, mi sforzerò di compilare questo mio “Zibaldone” con un certo ordine e classificazione a seconda dei temi trattati. In effetti, il vocabolo di cui si parla, compare per la prima volta nella lingua italiana, nel Secolo XV da parte di un certo Cibaldone (forse da Arcibaldo) nome di un medico veneziano che tradusse il libro III del “Almansor” (arabo) che conteneva la descrizione di una ricetta culinaria, nella quale si parla di un’antica vivanda in cui compaiono gli ingredienti più disparati. Per estensione, quasi in senso dispregiativo, scritto, discorso, brano contenente un insieme disordinato e incoerente di pensieri, immagini e considerazioni di varia natura. Questo mio “Zibaldone” conterrà, sì, tutti i miei scritti, una notevole ed eterogenea quantità di argomentazioni, ricordi giovanili, racconti, pensieri, recensioni e, quindi, critica letteraria, ma anche sociologia e problemi della società contemporanea, le verità o le bugie propinate dai media. Il senso di questa nuova opera vuole essere un reportage di questa esperienza artistica e anche divulgativa e didascalica, in fondo essa esprime la rappresentazione scritta di un’epoca di grandi trasformazioni ed evoluzioni del costume, della scienza e della tecnica di un’intera società. Quasi una testa di ponte tra la fine del 900 e l’inizio di un nuovo millennio, in esso c’è un continuo dialogo con me stesso: sono pagine piene di ricordi, in cui si parla in forma libera e verista di letteratura, linguistica e, in seno ad essa di “vernacolo”, di filosofia velata, di problemi sociali, di giustizia, di amore, di politica, di religione e di fede. Tutto ha una data, una collocazione storica di ambienti e situazioni della Sicilia dell’epoca, contestualizzata negli usi, costumi e tradizioni, quasi tutti in via di trasformazione evolutiva, anche se essi avevano costituito per secoli il retaggio dei tempi ormai andati. Essi, a volte, erano stati dimostrazione di sottosviluppo e di arretratezza dai quali il nuovo tessuto economico sociale voleva uscire ed affrancarsi, conquistando una nuova vita più libera, con nuovi diritti e con maggiore autodeterminazione. Questo diario intellettuale così fitto di pensieri, ricordi, appunti, osservazioni, moti dell’animo, diventa pagine di vita vissuta, dove l’esperienza, acuisce la riflessione, si fa dibattito, tentativo di filosofia se vogliamo. Il termine “Zibaldone” è usato universalmente per indicare annotazioni su quaderni o diari, di pensieri sparsi ma può essere usato anche in modo dispregiativo per discorsi o scritti senza filo logico, disordinati, fatti di idee eterogenee ma, non è proprio così. In controtendenza, per il mio “Zibaldone, si tratta di annotazioni di varia natura e ispirazione, scritte in prosa diretta e quasi colloquiale, caratterizzate da uno stile personale e asciutto; a volte brevi, a volte ampie ed articolate per temi e punti di vista vari e diversificati. In alcuni casi, invece, le pagine vedono riflettersi quanto già detto in precedenza, o riportano commenti e recensioni su libri letti, osservazioni su incontri o esperienze.
L'AUTORE:
Vittorio Sartarelli nasce a Trapani nel 1937 compie studi umanistici, Liceo Classico e Università degli Studi di Palermo in Giurisprudenza. Per 3 anni fa il giornalista, poi è assunto in Banca dove rimarrà per 35 anni. Da pensionato, esordisce come scrittore nel 2000, ed è autore di numerosi racconti, tutti autobiografici. Ha pubblicato 13 libri di narrativa, due di saggistica e 2 di sport. E’ considerato un emergente, dei suoi scritti è stato affermato, da alcuni critici letterari, che si tratta di “tipica narrativa verista”. Dal 2006 a oggi ha ricevuto numerosi premi, secondi e terzi premi e numerosissime targhe, menzioni d’onore e partecipazioni come finalista in vari concorsi letterari nazionali e internazionali. Nel Gennaio del 2012 a Lugano, per i suoi meriti culturali e artistici ha ricevuto la nomina di Accademico Benemerito “a vita”dalla Università della Pace della Svizzera Italiana.
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